Villa Settimini

Il palazzo situato al centro dell’abitato di Pieris, a lungo sede del comune di San Canzian d’Isonzo e da qualche tempo inutilizzato, è la parte superstite di un più ampio complesso dominicale di origini settecentesche, originariamente formato anche da altri fabbricati di servizio, un giardino, brolo e cortile.
Attualmente si presenta come un edificio sviluppato su una pianta allungata per tre piani, che si distingue dalla più semplice edilizia del luogo per alcuni elementi morfologici più colti. Più integra appare la facciata posteriore, rigorosamente simmetrica e contraddistinta dalla presenza di un motivo centrale formato da una scala le cui rampe incorniciano l’accesso ai locali di servizio al piano terra. La facciata anteriore è invece caratterizzata da un corpo centrale avanzato rispetto a due ali simmetriche, alle quali si raccorda (oggi su un lato solo) con un settore cilindrico. Il disegno generale è completato da altri elementi distintivi, come l’abbinamento assiale del portale arcuato centrale al primo piano- portale con balconcino al secondo, la regolare scansione simmetrica dei fori tutti incorniciati, i mensoloni in pietra lavorata del balconcino su strada.


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La prima documentazione ufficiale del complesso architettonico è fornita dalle mappe e dagli atti del catasto austriaco rilevate nel 1818. Ma le origini sono sicuramente anteriori, dal momento che i Settimini, imprenditori agricoli borghesi di origine veneta, erano già presenti in questa località nel 1740, come risulta da un catastico di quella data.
Nelle mappe del primo Ottocento l’insieme si caratterizza per la tipica composizione della “villa” - intesa quale centro di amministrazione di un’azienda agricola- frequente, pur con delle varianti tipo-morfologiche, nei paesi vicini e in tutta la pianura friulano-veneta. La mappa mostra un corpo di fabbrica principale corrispondente all’edificio ancora esistente, che all’epoca conteneva, come risulta dai relativi registri, la casa di abitazione dominicale con stalle per cavalli e bovini. Altri corpi di fabbrica secondari, disposti a chiudere una corte a sud, erano invece funzionalmente legati ai lavori agricoli (probabilmente un folador, cantine e granai, altri locali di servizio). Dal lato opposto, a nord, verso la chiesa, si estendevano il giardino, delimitato sul lato opposto alla casa da un’esedra, e quindi il brolo.


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Le vicende legate ai vari passaggi di proprietà e di cambiamenti d’uso hanno causato nel tempo alcune trasformazioni, determinanti per la sistemazione delle pertinenze ma non sostanziali per il fabbricato principale. Nel corso del XIX secolo la proprietà terriera dei Settimini fu progressivamente smembrata e il palazzo passò più volte di mano (tra gli altri ai Claricini di Gorizia, poi al possidente locale Clemente), finchè, all’inizio del secolo successivo, la municipalità ne rilevò il possesso, insediando fin dal 1906 la sua sede. Il corpo di fabbrica principale subì in seguito alcuni interventi di adeguamento alla nuova destinazione d’uso, consistenti prevalentemente nell’apposizione di nuove inframezzature nei locali del primo e secondo piano. Di lato all’aggetto dell’avancorpo centrale trovò posto un fabbricato più basso (un locale pubblico con annesso campo di bocce), che determinò la modifica della scala esterna di accesso al piano nobile. La facciata posteriore sulla corte e quella laterale sulla strada rimasero invece inalterate.
Modifiche più radicali hanno subito invece le pertinenze. Demoliti i fabbricati secondari, la corte posteriore divenne un ricco giardino, ridotto poi dall’apertura di una strada pubblica. Sopravvivono solamente due alberi. Del giardino anteriore, aperto al pubblico, poi asfaltato e recentemente risistemato, si conservano alcuni ippocastani.



scheda redatta da Paola Tomasella